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Recensione del film – A House of Dynamite (2025)
Una casa di dinamite, 2025.
Scritto e diretto da Kathryn Bigelow.
Con Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Greta Lee, Jonah Hauer-King, Jason Clarke, Willa Fitzgerald, Malachi Beasley, Aminah Nieves, Brian Tee, Gbenga Akinnagbe, Kyle Allen, Catherine Missal, Neal Bledsoe, Maria Jung, Quincy Dunn-Baker, Lynn Adrianna, Renée Elise Goldsberry, Kaitlyn Dever, Angel Reese e Brittany O’Grady.
SINOSSI:
Quando un singolo missile non attribuito viene lanciato contro gli Stati Uniti, scatta una corsa per stabilire chi sia il responsabile e come rispondere.
Raccontato da tre prospettive distinte attraverso vari centri di comunicazione e rami del governo statunitense, A House of Dynamite, scritto e diretto da Kathryn Bigelow, è un intenso ipotetico su come verrebbe gestito un attacco nucleare sicuro su una grande città. Con richiami al modo in cui, dopo la Guerra Fredda, le nazioni convennero che il mondo sarebbe stato meglio se i Paesi non avessero testate nucleari, e brevi scorci di una rievocazione di Gettysburg, serve anche a mettere a confronto come era fatta la guerra e come si è evoluta.
Per quanto si tratti ancora di mandare giovani uomini a morire in battaglia con armi da fuoco e di concentrarsi sulla strategia sul campo, ormai quasi tutti possiedono armi nucleari che potrebbero essere fatte detonare in un istante per i motivi più disparati; forse qualcuno è stato lasciato dal partner e ha perso il controllo, forse è un attacco calcolato per scatenare i Paesi l’uno contro l’altro, o, cosa più allarmante, è possibile che un’intelligenza artificiale abbia avuto un malfunzionamento e abbia lanciato un missile che non avrebbe dovuto.
E mentre emergono informazioni, come quale città è bersaglio e chi potrebbero essere gli istigatori, conviene non perdersi troppo nel fissarsi sulla trama e sulle risposte, ma piuttosto godersi uno sguardo avvincente e apparentemente autentico da osservatore esterno su questo processo stressante. Anche quando i personaggi parlano costantemente in gergo militaristico e governativo (con una nuova grafica di localizzazione o la spiegazione delle parole dietro un acronimo ogni dieci minuti), resta sempre chiaro ciò che questi vari funzionari di alto rango stanno cercando di ottenere.
Il film si preoccupa anche, in modo intelligente, di dare a ciascuno di loro piccoli momenti per fare una battuta casuale su qualcosa di non correlato, che sia la loro vita privata o lo sport, non per costruire la tensione tramite cliché ma per illuminare la loro umanità e come i rapporti con chi è più vicino (o lontano) fungano da faro guida su cosa fare in circostanze impensabili. Questo avrebbe potuto essere un espediente per una facile manipolazione emotiva, ma invece serve a espandere questi personaggi oltre i loro gradi.
A elevare ulteriormente il tutto è un cast di primo piano, che va da Rebecca Ferguson, che ancorà il primo capitolo nei panni della capitano Olivia Walker, a Tracy Letts, che prende in mano l’atto centrale come generale Anthony Brody. Infine, c’è lo sguardo sul POTUS che reagisce alle informazioni che gli arrivano da tutte le direzioni mentre contempla quali azioni intraprendere se il governo non riesce a fermare questa bomba nucleare e questa dovesse livellare un’intera città.
Va anche detto che, mentre A House of Dynamite si svolge nel mondo reale (con riferimenti a eventi attuali reali e cameo di una celebrità nella stella della WNBA Angel Reese), il “psicopatico arancione” non è il presidente qui, bensì il talentuoso Idris Elba, che porta il peso del Paese sulle spalle. Ammesso che sembri una scappatoia non riconoscere quanto la leadership americana sia impazzita ritraendo il paese come rispettabile, per non parlare dello scrivere l’attuale presidente fuori esistenza (oh, come sono sicuro che molti di noi vorrebbero poterlo fare), purtroppo il film non funzionerebbe con un leader indecente come lui, anche se sarebbe, in qualche modo, una visione ancora più agghiacciante.
A House of Dynamite è un film che esplora i dettagli della guerra nucleare moderna con sorprendente facilità d’accesso, nonostante tutto il linguaggio tecnico menzionato. Di aiuto è il fatto che ogni atto ritorna all’inizio della storia, concentrandosi su un nuovo ramo del governo e nuovi personaggi, riportando lo spettatore attraverso i momenti chiave da punti di vista alternativi che offrono gradualmente maggiori informazioni (con un montaggio serrato e preciso di Kirk Baxter). Ad ogni passo c’è una colonna sonora incalzante di Volker Bertelmann, che eleva l’intensità crescente resa viva da un ensemble fantastico straripante di nomi notevoli (nomi importanti che compaiono per una scena qua e là).
Come detto, qui non c’è molta risoluzione né una conclusione tradizionalmente gratificante, ma questo non è il punto; A House of Dynamite mira a instillare paura riguardo l’accumulo eccessivo di testate nucleari e le realtà orribili di ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro. Mettere questa prospettiva in relazione a chi è l’attuale presidente dell’America non fa che rendere il tutto molto più terrificante.
Valutazione di Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★ ★
Robert Kojder
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