Recensione in 4K Ultra HD – Creepshow 2 (1987)
Creepshow 2, 1987.
Regia di Michael Gornick,
Con Lois Chiles, George Kennedy, Dorothy Lamour e Tom Savini.
SINOSSI:
Tre racconti macabri tratti dall’ultimo numero del fumetto preferito di un ragazzo, che trattano di un vendicativo indiano in legno, di una mostruosa macchia in un lago e di un autostoppista immortale.
Quando Creepshow 2 fece la sua prima apparizione sugli schermi nel 1987, sembrava già il fantasma del suo predecessore… più economico, più rozzo, ma traboccante degli stessi brividi rétro che avevano reso l’originale di George A. Romero così diabolico e divertente.
Comincia, come il primo, con un fumetto e una risata maligna, e ancora oggi, quasi quarant’anni dopo, sembra una pagina gioiosa strappata dal retro di un annuario horror della EC. Ma ritornarci grazie alla splendida restaurazione 4K di Arrow fa capire quanto dell’insolito fascino del film derivi dalla sua energia ruspante. È più economico, più esile e meno ricco dell’originale del 1982 di George A. Romero, ma anche più diretto, più elementare e stranamente più divertente se preso per quello che è, in termini pulp da serie B.
Diretto da Michael Gornick (direttore della fotografia di lunga data di Romero) e tratto da racconti di Stephen King, Creepshow 2 condensa le cinque storie del film precedente in tre. La ragione, come Gornick spiega nel commento audio, fu il denaro. Il primo film aveva nomi importanti e una produzione generosa; questo aveva Tom Savini con una maschera di gomma e uno studio desideroso di tagliare i costi. Eppure, nella migliore tradizione delle antologie horror, la necessità genera invenzione. Il dispositivo di collegamento, un cartone animato su un ragazzo vittima di bullismo e una Venere acchiappamosche assassina, ha il fascino dell’intervallo notturno su VHS e funge da spina nostalgica per tre racconti morali di morte e giustizia.
Il primo racconto, Old Chief Wood’nhead, si prende il suo tempo per stabilire George Kennedy e Dorothy Lamour come droghieri invecchiati in una città morente. Il tono è gentile, persino sentimentale, prima che una banda di teppisti irrompa e la statua di legno del titolo prenda vita vendicativa. Gornick lo gira con pazienza, usando ombre e suggerimenti più che lo spettacolo, ma quando comincia la carneficina è soddisfacente come un giro nella casa degli orrori. La dignità tranquilla di Kennedy impedisce che scada nel puro kitsch, anche se il ritmo a tratti vacilla.
Al contrario, The Raft è un piccolo shock (e il mio preferito personale). È asciutto, cattivo e spietatamente crudele. Quattro studenti si avventurano su un lago e incontrano la loro sorte per mano di una macchia nera lucida che sembra sospettosamente fatta di sacchetti della spazzatura e olio. È il segmento che la maggior parte degli spettatori ricorda, in parte per gli effetti disgustosi e per l’umorismo meschino. La scena in cui l’ultimo sopravvissuto si vanta sulla riva solo per essere divorato mentre si esalta è ancora una bomba, e la prova che Gornick poteva infliggere una stoccata degna del tempismo comico dello stesso Romero.
Infine, The Hitchhiker chiude le vicende con un ghigno maligno. Lois Chiles interpreta una automobilista adultera perseguitata dal cadavere che ha investito, un racconto di colpa e punizione che diventa più cattivo a ogni “Grazie per il passaggio, signora!” Gli effetti di trucco diventano progressivamente più grotteschi, e Chiles si getta nella paura con un impegno genuino. È qui che il film trova il suo passo, concludendo con una battuta finale degna di un tascabile da mezzanotte.
A dire il vero, Creepshow 2 non è mai stato un grande film, ma è sempre stato piacevole. La regia di Gornick manca dell’arguzia di Romero, eppure il suo affetto per il materiale è evidente, e la collaborazione tra King, Romero e Savini continua a trasparire nonostante la bassa qualità. Ciò che la nuova restaurazione 4K di Arrow fa è ricordarci quanto fosse tattile questo tipo di horror: il lattice, il gel di sangue, la segnaletica dipinta a mano. Il trasferimento è nitido senza cancellare lo sporco, i colori ricchi ma naturali, e le piste audio (mono, stereo e 5.1) offrono un vero impatto. I intermezzi animati restano soffusi, come sempre, ma i segmenti in live-action risplendono di una nuova profondità.
Il pacchetto del disco è tipicamente esaustivo. C’è un commento vivace con Gornick, schietto sul budget ristretto della produzione e sulla mano guida di Romero; interviste con Tom Savini, George Romero, Daniel Beer e Tom Wright; e un nostalgico featurette sugli effetti speciali del film con Howard Berger e Greg Nicotero che vale da solo il prezzo del biglietto. Arrow include anche il fumetto non girato Pinfall, una macabra storia di vendetta in una sala da bowling che avrebbe potuto essere il quarto segmento del film, splendidamente riprodotta come opuscolo da collezione.
Rivisto oggi, Creepshow 2 sembra un relitto di un’epoca in cui l’horror mostrava orgogliosamente la sua artificiosità. È grezzo, a tratti grossolano e talvolta goffo, ma questo fa parte del suo fascino. L’edizione 4K di Arrow conferisce a questo sequel arruffato un livello di cura e rispetto che non aveva mai ricevuto all’uscita, trasformando il pulp sbiadito in qualcosa che si avvicina alla conservazione da cult.
Se, come me, amate la nostalgia degli anni ’80 e il ruolo importante che quegli anni hanno avuto nella storia dell’horror, questo cofanetto resta una preziosa aggiunta alla mia collezione.
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★
Tom Atkinson
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