Recensione del film – Hedda (2025)

Recensione del film – Hedda (2025)

      Hedda, 2025.

      Scritto e diretto da Nia DaCosta.

      Con Tessa Thompson, Nina Hoss, Imogen Poots, Nicholas Pinnock, Tom Bateman, Finbar Lynch, Mirren Mack, Jamael Westman, Saffron Hocking, Kathryn Hunter, Michelle Crane, Sam Hoare, Stacey Gough e Mark Oosterveen.

      SINOSSI:

      Hedda Gabler si ritrova lacerata tra il dolore persistente di un amore passato e la quieta soffocamento della sua vita presente. Nel corso di una notte carica di tensione, desideri a lungo repressi e tensioni nascoste esplodono, trascinando lei e tutti coloro che la circondano in una spirale di manipolazione, passione e tradimento.

      La sceneggiatura e la regia di Nia DaCosta in Hedda (una reimmaginazione del dramma teatrale di Henrik Ibsen) sono più convincenti sul piano psicologico che coinvolgenti sul piano drammatico. È un film che, a tratti, risulta emotivamente fiacco (nonostante alcune interpretazioni sopra le righe, sfaccettate e intrise di tragedia di Tessa Thompson e Nina Hoss), ma non privo di fascino, poiché la scena è predisposta affinché l’omonima Hedda Gabler diventi sempre più squilibrata e manipolatrice nel tentativo di procurarsi un futuro confortevole per sé e per suo marito George Tesman (Tom Bateman).

      È un ruolo importante per Tessa Thompson e lei ne gode davvero, adottando comportamenti mostruosi per ottenere ciò che vuole, cioè accaparrarsi favori affinché suo marito ottenga una cattedra, ma ciò che è molto più gratificante è comprendere il “perché” di tutto, al di là del presupposto superficiale di una donna che cerca di distruggere la vita di un’altra (ed ex amica), fino al punto da provocarne una ricaduta nell’alcolismo.

      A eccezione dell’amico, il giudice Roland (Nicholas Pinnock), Hedda non è solo circondata da persone bianche negli anni ’50, ma è anche sposata in una famiglia bianca. Anche possedendo una certa ricchezza (sebbene ci sia un’incertezza finanziaria che mette molta pressione su George affinché ottenga la cattedra), questo l’ha resa in qualche modo invisibile al proprio circolo, spingendola a organizzare feste in una villa che soddisfano, a un livello, un prurito d’attenzione, ma che non la rendono necessariamente il centro di esse.

      Quando Hedda viene a sapere dalla ospite della festa Thea (Imogen Poots) che l’ex amica e romanziere disonorata Eileen (Nina Hoss) si unirà a loro, la sua reazione è conflittuale, dato che naturalmente c’è una storia complicata che coinvolge classe sociale, sessualità e razza. Con grande sorpresa di Hedda, Eileen ha anche smesso di bere, cosa che aveva danneggiato parte della sua reputazione. Collaborando con Thea, Eileen ha inoltre completato un altro manoscritto per un libro sul sesso moderno, destinato a essere un successo, il che suggerisce che lei e Hedda potrebbero essere state amanti in passato e che stia fermentando una certa gelosia per questa nuova partnership. Tuttavia, la notizia peggiore per Hedda è che Eileen è anche qui per proporsi per la stessa cattedra di George.

      Detto questo, non esiste un solo movente per cui Hedda compie le azioni abominevoli che inizia a mettere in atto. Ci sono anche dinamiche in gioco tra Hedda e George, e ci si chiede se si amino davvero o se si tratti solo di un matrimonio di convenienza. Hedda si trova da qualche parte all’incrocio tra gelosia e amore, portata alla pazzia. Pur non essendoci giustificazioni plausibili per le sue azioni, il film rende chiari i meccanismi che la circondano e che l’hanno spinta in questa furia.

      C’è anche la possibilità che sia sempre stata una sociopatica e che tutto ciò che accade durante questa lunga notte non faccia che favorire un comportamento sempre più ostile e inquietante. Non sarebbe corretto dire che qui si provi empatia per Hedda, ma ci si arriva a considerare le sue azioni come una risposta a circostanze particolari che appaiono più glamour in superficie di quanto non siano nella realtà della sua vita.

      Eppure, per qualche motivo, nonostante uno sfarzoso design della produzione e costumi abbaglianti (c’è un’intera sequenza in cui Hedda fa provare a Thea diversi vestiti, come se i cineasti stessero esibendo i loro muscoli in vista di nomination ai premi in quella categoria) e personaggi indubbiamente ricchi, Hedda impiega un tempo frustrantemente lungo come film per superare una certa rigidità e premere alcuni pulsanti drammatici. Anche allora, c’è una lieve disconnessione — non necessariamente perché sia difficile tifare per Hedda (la sua immoralità è affascinante e le conferisce complessità), ma anche perché lo spettatore resta un po’ sconvolto da tutto ciò in cui Eileen viene manipolata a coinvolgersi.

      In sostanza, gli spettatori diventano osservatori di questi diabolici giochi mentali, incantati e disturbati da Hedda, pur comprendendo le sue azioni spregevoli. In tal senso, è rinfrescante quanto il film diventi demente.

      Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★ ★

      Robert Kojder

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