Recensione del film – Eternity (2025)
Eternity, 2025.
Diretto da David Freyne.
Con Elizabeth Olsen, Miles Teller, Callum Turner, Da’Vine Joy Randolph, Betty Buckley, John Early, Olga Merediz, Kristina Capati, Olga Petsa, Panta Mosleh, Jeanie Cloutier, Kyle Warren, Elodie Venece, Danny Mac, Devielle Johnson e Noah Bromley.
SINOSSI:
In un aldilà in cui le anime hanno una settimana per decidere dove trascorrere l’eternità, Joan si trova di fronte all’impossibile scelta tra l’uomo con cui ha trascorso la vita e il suo primo amore, morto giovane e in attesa da decenni del suo arrivo.
Va detto che c’era un certo scetticismo in merito a Eternity del co-sceneggiatore/regista David Freyne (scritto insieme a Patrick Cunnane), con il timore che, a prescindere da quanto fosse inventiva la sua interpretazione burocratica e ricca di regole dell’aldilà, il triangolo amoroso al centro si sarebbe ridotto a nulla più che una donna costretta a scegliere un uomo. Questo alla fine si è verificato, anche se lo shock vero e il grosso della frustrazione emergono dal fatto che questi due uomini sono così odiosi e infantili — litigano continuamente e risultano così insopportabili che vien voglia di spingerli giù per le scale — in una situazione grave che richiederebbe un minimo di sensibilità e che almeno uno dei due metta i sentimenti della donna al primo posto. Ciò che è più irritante è che questo costituisce la maggior parte del film, lasciando in qualche modo in ombra gli aspetti più intriganti di questa immaginazione dell’aldilà.
A un certo punto Joan (Elizabeth Olsen) era stata sposata con Luke (Callum Turner) prima che lui perdesse tragicamente la vita nella guerra di Corea. Due anni dopo, lei si risposa con Larry (Miles Teller), vivendo una vita piena con una famiglia e arrivando alla vecchiaia (interpretati nel prologo da Barry Primus e Betty Buckley con l’energia di una coppia che si conosce a fondo e si ama). Il lieto fine, però, prima o poi finisce per tutti. Durante una festa per il gender reveal del loro prossimo nipote, Larry muore in un incidente, trattato per ilarità su più livelli, arrivando nell’aldilà e apprendendo il luogo dal suo coordinatore (un’altra prova calda e esilarante di Da’Vine Joy Randolph), mentre attende che sua moglie, gravemente malata, lo raggiunga. Luke è anche lì da qualche parte, avendo aspettato oltre 50 anni per riunirsi a Joan.
Ci sono anche due ragioni per cui Larry nel’aldilà viene improvvisamente interpretato da Miles Teller: la prima è l’ovvio feedback che probabilmente nessuno avrebbe voluto toccare o finanziare questo film a meno che gli autori non trovassero un modo per far sì che giovani star sostenessero la maggior parte della storia. La seconda è che gli sceneggiatori hanno trovato quella mossa a scacchi nella sceneggiatura per cui, quando qualcuno muore, assume l’aspetto del periodo in cui era più felice. E mentre quanto sopra potrebbe suonare come un rimprovero, in realtà non lo è; è infatti un espediente narrativo innovativo che entra in gioco astutamente nel triangolo amoroso.
Altre regole dell’aldilà (che ricordano molto l’interpretazione di Tim Burton in Beetlejuice, ma senza l’estetica gotica e gli elementi horror) hanno meno senso, come l’idea che ogni anima possa scegliere un solo paradiso in cui vivere. Tornare nei quartieri generali dell’aldilà, costruiti per assomigliare a un aeroporto (un tocco carino è che tutti coloro che si aggirano preparandosi a scegliere un aldilà sono vestiti come se stessero per andare in vacanza), è considerato un reato (sì, ci sono lavori, e a quanto pare uno di questi è una forza di polizia per assicurarsi che le anime non lascino il paradiso scelto). Quanto a questi paradisi, vanno dalle scelte comuni — spiagge e montagne — a gusti più idiosincratici, come un tema spaziale, un mondo senza uomini, un paradiso gastronomico, e molte altre pubblicità nascoste sullo sfondo di varie scene. Peccato anche che la parte più immaginifica di questo world-building non entri realmente in gioco, anche se ci sono altri tocchi creativi, come un’esposizione che guida il visitatore attraverso ogni memoria della sua vita.
Detto questo, la coordinatrice dell’aldilà di Larry (vale anche la pena notare che le persone che prendono posti di lavoro in questo spazio burocratico lo fanno perché per ora non sono sicure del loro scopo nell’aldilà) detta le regole, lo sistema in una stanza simile a un appartamento e gli consegna un depliant sui paradisi più popolari. Naturalmente, Larry decide di aspettare l’arrivo di Joan in modo che possano scegliere insieme dove trascorrere l’aldilà. Quando Joan arriva, il triangolo amoroso porta in superficie alcune questioni importanti, incluso perché Joan si sia innamorata di Larry in primo luogo (qualcosa che anche lui deve scavare a fondo per capire se lei sceglierà mai un’altra vita con lui o coglierà l’opportunità di trascorrerne una con Luke).
Di nuovo, quasi nulla di tutto ciò è trattato con un convincente peso drammatico o un comportamento umano credibile, preferendo invece che Larry e Luke si antagonizzino a vicenda per 90 minuti e cerchino sporco l’uno sull’altro. Questo comportamento è ancor più sconcertante se si considera che, in teoria, Larry dovrebbe avere molta saggezza e maturità come uomo anziano, con Miles Teller che funge semplicemente da avatar più giovane. Va comunque dato merito alle interpretazioni per tenere presente quell’aspetto mentre recitano i dialoghi. È anche bizzarro che, una volta nell’aldilà, Larry e Joan parlino raramente della loro vita insieme, non sentano la mancanza dei figli o dei nipoti, né discutano di ciò che hanno lasciato alle spalle; l’unica cosa che conta è la scelta che Joan deve fare, e questo diventa presto stancante.
Intorno a metà di Eternity, è un mistero perché Joan si sia innamorata di uno o dell’altro, lasciando lo spettatore incapace di interessarsi a chi sceglierà. A merito del film, esso si fa serio fino a un certo punto, ma solo come pretesto per imboccare ogni possibile falsa via di conclusione, facendo sbandare lo spettatore dopo sbandata finché non sembra che questo possa davvero durare per l’eternità. Ci sono cose da ammirare qui, ma gran parte del world-building appare come una versione live-action fallita di un concetto Pixar, con gli unici personaggi vagamente piacevoli e degni di interesse che sono i lavoratori che scoprono lentamente uno scopo mentre guardano questi tontoloni litigare per Joan. Almeno, la scelta riduttiva che è costretta a fare è certamente complicata e difficile, e la sua gravità occasionalmente si eleva al di sopra dei problemi del film.
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ / Movie: ★ ★
Robert Kojder
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