Oltre Superman: i film essenziali di Christopher Reeve

Oltre Superman: i film essenziali di Christopher Reeve

      Casey Chong presenta i film essenziali di Christopher Reeve al di fuori del franchise di Superman….

      Il nome Christopher Reeve sarà per sempre associato al suo ruolo iconico di Clark Kent/Superman nella serie di film su Superman, interpretando il personaggio dall’originale del 1978 fino al 1987 con The Quest for Peace, per un totale di quattro pellicole. Il suo aspetto sano, insieme a un carisma eroico, ha definito Superman per generazioni, anche oggi con interpreti come Brandon Routh, Henry Cavill e David Corenswet che si sono succeduti nel ruolo con vari gradi di successo.

      Ma oltre al ruolo di Superman, Reeve ha dimostrato di essere un attore versatile, capace di passare tra i generi dal thriller criminale al dramma romantico, persino alla commedia. La sua carriera di attore ha purtroppo subito una battuta d’arresto dopo un concorso equestre in Virginia andato storto, che lo ha paralizzato costringendolo a usare una sedia a rotelle e un ventilatore; sebbene sia scomparso all’età di 52 anni nel 2004, la sua eredità vive ancora. E se avete intenzione di rivedere o anche solo guardare per la prima volta alcuni dei suoi film, ecco la nostra lista curata dei film essenziali di Christopher Reeve oltre Superman…

      Street Smart (1987)

      Un curioso aneddoto su Street Smart: Cannon Films pare abbia accettato di finanziare il progetto prediletto di Christopher Reeve se lui avesse partecipato a Superman IV: The Quest for Peace. Niente premi per indovinare quale film risulti il migliore in termini di qualità. Reeve interpreta Jonathan Fisher, un giornalista in crisi disposto a compromettere la sua integrità professionale fabbricando una storia. La vicenda in questione è un articolo su un “pappone della vita reale”, un risultato che potrebbe schizzare in popolarità prima di peggiorare per Fisher. Questo è ancor più vero quando la storia in qualche modo corrisponde a Fast Black (Morgan Freeman), un vero pappone recentemente nei guai per omicidio colposo.

      Il ruolo moralmente conflittuale di Reeve in Street Smart mette in mostra il suo talento drammatico, facilmente una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Il suo personaggio contrasta bene con Fast Black interpretato da Freeman, la cui interpretazione terrificamente volatile del pappone gli valse una più che meritata nomination all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. Meriti vanno anche alla regia sicura di Jerry Schatzberg per aver messo in risalto la solida dinamica tra Reeve e Freeman, uno dei pochi elementi distintivi che definiscono questo propulsivo thriller criminale.

      Somewhere in Time (1980)

      Nel 1978 Christopher Reeve era al culmine, facendoci “credere che un uomo possa volare” nell’allora rivoluzionario Superman. Avrebbe potuto cavalcare quel successo da solo, ma Reeve dimostrò di poter essere anche un protagonista romantico, come si vede in Somewhere in Time. Tratto dal romanzo Bid Time Return di Richard Matheson, lo stesso autore adattò la sceneggiatura su Richard (Reeve), un drammaturgo sempre più ossessionato dalla fotografia d’epoca di Elise McKenna (Jane Seymour), un’attrice di teatro dei primi del Novecento, mentre soggiorna al Grand Hotel.

      Dimostrando che l’amore può trascendere il tempo sia letteralmente che figurativamente, Somewhere in Time fonde efficacemente un dramma romantico alla vecchia maniera con un sottotono sci-fi. Quest’ultimo è particolarmente evidente con l’elemento del viaggio nel tempo, ma invece di una macchina tipica del genere, Richard torna al 1912 attraverso il potere dell’auto-ipnosi, dove tutto, dagli abiti agli oggetti come le monete, deve essere appropriato all’epoca.

      Il film beneficia dell’indimenticabile chimica sullo schermo tra Reeve e Seymour, che mette in luce il loro romance, appassionato e sincero. Aiuta anche la regia di Jeannot Szwarc, che conferisce al film una qualità malinconica dall’inizio fino al finale agrodolce, unita alla splendida colonna sonora di John Barry e alla fotografia d’epoca di Isidore Mankofsky.

      Deathtrap (1982)

      Michael Caine e Dyan Cannon possono avere il nome in testa al manifesto di Deathtrap, un mistero da salotto che si svolge nei confini di una casa, ma il film è degno di nota anche per Christopher Reeve nei panni di Clifford, uno studente ambizioso che si presenta alla porta del drammaturgo in crisi Sidney Bruhl (Caine) dopo che questi lo ha invitato per discutere il suo manoscritto. La buona notizia è che il manoscritto sembra un vero giacimento d’oro, capace di rilanciare la carriera in declino di Sidney. Ma perché lasciare che Clifford si prenda il merito quando Sidney può fingere che il manoscritto sia suo? E per farlo, lui e sua moglie, Myra (Dyan Cannon), devono fare l’impensabile: uccidere Clifford, dato che lui non ha raccontato a nessun altro della pièce.

      Ed è qui che la cosa si fa interessante, perché Sidney Lumet — tratto dall’omonima pièce teatrale di Ira Levin del 1978 — sfrutta con gusto l’ambientazione in un’unica location, mescolando un mistero pieno di colpi di scena con eccellenti interazioni tra i personaggi. In altre parole, fa emergere il meglio dei tre attori principali. E mentre Caine eccelle soprattutto nella sua interpretazione nevrotica da protagonista come Sidney Bruhl, Deathtrap brilla anche grazie alla perizia recitativa di Reeve, che mostra la sua versatilità nel ruolo di un drammaturgo calcolatore che alterna senza sforzo commedia nera e svolte drammatiche.

      Rear Window (1998)

      Rifare il classico thriller voyeuristico del 1954 di Alfred Hitchcock può sembrare un’impresa ardua, ma il regista Jeff Bleckner, insieme agli sceneggiatori Eric Overmyer e Larry Gross, è riuscito a fare meglio del previsto con la loro versione del 1998 di Rear Window. Non fatevi ingannare dal fatto che sia un film per la televisione, soprattutto con Christopher Reeve a reggere la performance nel ruolo dell’architetto su una sedia a rotelle confinato nel suo appartamento dopo un incidente quasi fatale.

      Il fatto che Reeve nella vita reale fosse tetraplegico dopo l’incidente a cavallo che lo aveva paralizzato dal collo in giù aiuta ad aggiungere autenticità e intensità al suo ruolo, per il quale non si può fare a meno di fare il tifo. Le limitazioni fisiche di Reeve hanno significato che ha dovuto fare molto affidamento sugli occhi e sulle espressioni per recitare. Può sembrare una sfida artistica sia per un attore disabile che per uno normodotato, ma Reeve è riuscito a farcela con grande dignità in Rear Window. Il film è altrettanto avvincente, particolarmente nella scoppiettante seconda metà, inclusa una scena in cui il personaggio di Reeve minaccia l’assassino presunto (Ritchie Coster) dall’altro lato dell’edificio usando le email.

      Above Suspicion (1995)

      Ecco un film HBO sottovalutato che debuttò appena sei giorni prima che il fatale incidente a cavallo trasformasse Christopher Reeve in un tetraplegico. Ironia della sorte, Above Suspicion rispecchia inquietantemente l’incidente della vita reale dell’attore con il suo personaggio, un detective altamente decorato che rimane paralizzato dopo un raid andato male, ritrovandosi costretto su una sedia a rotelle. Il film vanta ruoli secondari solidi, tra cui Joe Mantegna nel ruolo del poliziotto rivale e Kim Cattrall nella parte della moglie infedele.

      Ma è stata l’interpretazione sottilmente manipolatoria di Reeve a elevare questo neo-noir, completa di una mossa astuta in cui il personaggio di Reeve orchestra la propria morte coinvolgendo la moglie e il fratello poliziotto (Edward Kerr) per aiutarlo a realizzare il suo desiderio, perché non voleva più vivere su una sedia a rotelle.

      Switching Channels (1988)

      Il periodo post-Superman di Reeve, dopo aver interpretato il supereroe per quattro volte, lo ha visto recitare in ruoli controcorrente. Con un insolito taglio di capelli biondo, Reeve interpreta il ricco proprietario di un negozio di articoli sportivi che si innamora di Christy (Melanie Griffith), una giornalista televisiva che lavora sotto il suo superiore ed ex marito John (Burt Reynolds). Switching Channels combina abilmente farsa screwball e commedia romantica, grazie alla regia esperta di Ted Kotcheff, che infonde al film umorismo ampio e dialoghi brillanti.

      Il regista di The Fun with Dick and Jane e Weekend at Bernie’s tira fuori il meglio dai suoi attori, con Turner e Reynolds che si confrontano bene sullo schermo. Interessante il fatto che i due attori avrebbero avuto, a quanto riportato, un conflitto dietro le quinte a causa di tensioni sul set. Reeve qui è un attore di supporto, ma riesce a sfruttare al massimo il suo tempo sullo schermo, dimostrando di avere talento comico. Il momento clou include la scena esilarante e assurda nell’ascensore che riflette la paura dell’altezza del suo personaggio.

      Quali sono i tuoi film preferiti di Christopher Reeve? Faccelo sapere sui nostri canali social @FlickeringMyth…

      Casey Chong

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