Parthenope (2024) - Recensione del film

Parthenope (2024) - Recensione del film

      Parthenope, 2024. Scritto e diretto da Paolo Sorrentino.

      Con Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Isabella Ferrari, Silvia Degrandi, Lorenzo Gleijeses, Daniele Rienzo, Dario Aita, Marlon Joubert, Alfonso Santagata, Biagio Izzo, Nello Mascia, Francesca Romana Bergamo, Brando Improta, Riccardo Lai, Alessandro Paniccià, Cristiano Scotto di Galletta, Luigi Bruno e Francesco Russo.

      SINOSSI: Partenope, nata nel mare di Napoli nel 1950, è bella, enigmatica e intelligente. È corteggiata spudoratamente da molti. La bellezza ha però un costo: la grande bellezza Parthenope sta imparando a vivere la vita. Prendendo il nome dalla città e facendo anche riferimento a una sirena marina della mitologia greca, Parthenope dello scrittore/regista Paolo Sorrentino tenta tecnicamente di raccontare quella storia con la sua ammaliante protagonista (un'impressionante misteriosa e incantevole interpretazione d'esordio di Celeste Dalla Porta), ma finisce per perdersi in scenari italiani altrettanto fissi (il regista lavora ancora una volta con la direttrice della fotografia Daria D'Antonio) e in una struttura episodica di investimento selvaggiamente diseguale. La già citata parte misteriosa è forse portata un po' troppo in là: da Paulo Sorrentino ormai ci si aspetta che lo stile prevalga sulla sostanza. Tuttavia, la sua ossessione per la bellezza giovanile come elemento di disturbo, una caratteristica potenzialmente enigmatica che può essere sfruttata per un tornaconto personale o secondaria rispetto all'intelligenza di una donna (non il concetto innovativo e rivoluzionario che sembra ritenere per percepire una donna), qui risulta superficiale. Questo regista ha già girato film intitolati Youth e La grande bellezza (vincendo un Oscar per quest'ultimo), quindi etichettare questo nuovo film come una ripetizione è un eufemismo. Dopo circa dieci minuti, viene voglia di sospirare: "Sta facendo di nuovo questo tipo di film, ma questa volta con al centro una donna", il che è abbastanza deludente, ma non così frustrante come vedere spuntare elementi intriganti solo per essere sprecati attraverso l'astrattezza e il rifiuto di interrogare i temi centrali attraverso la caratterizzazione dei personaggi. Paolo Sorrentino e il suo team continuano a far emergere la magnificenza dell'Italia in modo sorprendente come forse nessun altro regista moderno, ma questo ha smesso di essere sufficiente per una raccomandazione e comincia a sembrare una stampella. Ambiziosamente, il film racconta un'intera vita, iniziando nel 1950 dopo la nascita di Parthenope in mare, saltando immediatamente in avanti di 18 anni fino ad arrivare a una giovane adulta desiderabile con tutti, dagli inquietanti amici di famiglia più anziani e ricchi, ai ragazzi della sua età e a suo fratello che la desiderano (perché non sarebbe un film di Paolo Sorrentino se non ci fosse anche qualcosa di scomodamente incestuoso).) Tra il lavoro sulla tesi universitaria e la ricerca del vero significato dell'antropologia, Parthenope finisce in una serie di avventure che vanno da una vacanza estiva che le cambia la vita, all'incontro con ammirati autori di narrativa depressa (Gary Oldman in una breve apparizione, che le mette in mente il potere dirompente della sua bellezza), ad attrici altrettanto depresse e infelici (c'è un momento in cui entra in punta di piedi in quell'industria), e in generale alla sperimentazione del potere che l'attrattiva le conferisce (con motivazioni che a volte rimangono sfuggenti).la grande lezione che Paolo Sorrentino ha in mente è che (e abbiate pazienza perché so che suonerà regressivo) la bellezza e la giovinezza sono strettamente intrecciate, ma che non si possono amare o vedere veramente le persone, il mondo e le altre bellezze per quello che sono finché non si accumula una quantità indefinita di esperienza di vita. Nel corso di questa vita, Parthenope subisce una tragica perdita (un incidente su cui si sforza regolarmente di saperne di più sperando di capire un giorno l'antropologia), prende decisioni di vita dolorosamente difficili, approfondisce un legame sano con il suo professore e, col tempo, arriva apparentemente a una maggiore comprensione della natura delle cose. Ci sono anche accostamenti di bellezza nel terzo atto che sono così poco sottili e fantastici, ma che forse dimostrano inavvertitamente quanto il messaggio di Paolo Sorrentino sia schietto e poco interessante. Certo, Parthenope non è necessariamente noioso, anche se è lento quando si abbandona a uno dei suoi segmenti meno interessanti. A parte l'innegabile squisita fattura e l'accattivante interpretazione della protagonista, diversi punti della trama più pesanti promettono di essere approfonditi in qualcosa di ricco che espanda il carattere e la percezione del mondo di Parthenope, che è chiaramente l'obiettivo del film. In genere, torna a essere noioso. Valutazione di Flickering Myth - Film: ★ ★ ★ / Film: robert Kojder è membro della Chicago Film Critics Association, della Critics Choice Association e della Online Film Critics Society. È anche redattore delle recensioni di Flickering Myth. Controlla qui le nuove recensioni e segui il mio BlueSky o Letterboxd

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