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Recensione del film 40 Acres (2025)
40 Acres, 2025.
Regia di R.T. Thorne.
Con Danielle Deadwyler, Kataem O’Connor, Michael Greyeyes, Milcania Diaz-Rojas, Leenah Robinson, Jaeda LeBlanc, Haile Amare, Elizabeth Saunders, Tyrone Benskin, Myriam Côté, Jacob Gabriel e Patrick Garrow.
SINOSSI:
In un mondo post-apocalittico con scarsità di cibo, una famiglia nera di agricoltori canadesi, discendenti di migranti della Guerra Civile americana, difende la propria fattoria dagli scalpi cannibali che cercano di appropriarsi delle loro risorse.
Il film 40 Acres, scritto e diretto da R.T. Thorne, non perde tempo e passa subito all’azione, mostrando Hailey Freeman (Danielle Deadwyler), ex soldato, che protegge la fattoria di famiglia da una folla di uomini bianchi. Ci sono due elementi sorprendenti: il primo è che questa storia (realizzata con l’aiuto del co-sceneggiatore Glenn Taylor e nata dall’idea di Thorne e Lora Campbell) si svolge oltre un decennio nel futuro, dopo un collasso sociale causato da un virus fungino, dove le colture sono diventate la valuta più preziosa. Qui si affronta il tema di un passato che si ripete ciclicamente, poiché questa famiglia cerca di mantenere il controllo della fattoria a ogni costo, fronteggiando i bianchi che vogliono rubarla e forse fare anche di peggio (alcuni di loro sono decisamente peggiori in questa vita apocalittica).
L’altro colpo di scena inquietante è che, mentre vediamo questi uomini falciati dai colpi di arma da fuoco, si capisce immediatamente che non sono solo Hailey a difendere, ma anche i suoi figli, di diverse età, che sembrano essere tragicomicamente indifferenti alla violenza, come se l’omicidio come autodifesa fosse normale quanto fare i compiti o aiutare a apparecchiare la cena. Qui si alterna un tono sorprendente e oscuramente umoristico, soprattutto quando un bambino si rende conto che il suo tentativo di pugnalare un assalitore al colpo di arma non l’ha ucciso; c’è ancora molto da imparare. Gran parte di questa dinamica del film riguarda una famiglia iperdesensibilizzata alla violenza, cosa tipica della sopravvivenza in un mondo apocalittico.
Piuttosto che proseguire su questa strada, che risulta anche stancante, 40 Acres fa un salto nel passato, abbandonando quasi del tutto l’azione per un lungo momento di stasi, specialmente considerando che il momento più forte del film è proprio l’azione, supportata da un cast talentuoso che cerca di elevare una trama familiare.
Naturalmente, Hailey ha una politica ferrea di “non fidarsi di nessuno”, che cerca di trasmettere anche al più giovane, Emanuel (Kataem O’Connor), destinato a assumere maggiori responsabilità, come partire dalla fattoria per cercare rifornimenti.
È qui che il film scivola nella noia e nei cliché, con Emanuel, che probabilmente non ha mai avuto una vera ragazza, che si infatua di una giovane donna che vede vicino a un fiume. Alla fine, si incontrano, e lui scopre che si chiama Dawn (Milcania Diaz-Rojas). Circostanze sfortunate lo portano a portarla a casa e tenerla nascosta a sua madre, che è il tipo di sopravvissuta molto diffidente, al punto da uccidere chiunque. Hailey crede che chiunque possa lavorare per gli assalitori bianchi, contro la propria volontà o no, e preferisce uccidere piuttosto che rivelare la propria posizione o mettere a rischio la protezione della fattoria. Il problema è che Hailey viene rappresentata come un personaggio già visto molte volte, borderline in cui il sospetto diventa irrealistico, ma che serve a mettere in moto altri aspetti della trama.
Se il ritmo non fosse già abbastanza lento, c’è anche un flashback per spiegare il legame tra Dawn e Hailey, e il suo rapporto con altri sopravvissuti con cui si confronta brevemente tramite radio durante l’apocalisse, anche se senza grande supporto.
Fortunatamente, 40 Acres realizza che il suo momento più interessante è nel momento in cui sfrutta questa situazione per il brivido dell’azione, con un terzo atto ricco di adrenalina. Chi ha visto The Harder They Fall sa già che Danielle Deadwyler è più che capace di interpretare una combattente dura e stoica. Questo si conferma anche qui, tra sparatorie e incontri ravvicinati con coltelli da sopravvivenza. La sua compagna, Galen, interpretato da Michael Greyeyes, ha anche diverse scene memorabili e uccisioni, tra cui un momento in cui utilizza le mani conficcate per colpire gli assalitori intorno a sé. I loro figli, infine, diventano pian piano più capaci nelle scene di maggiore tensione. Il film riscopre anche un senso dell’umorismo con una battuta eccezionale che però va storta. Solo il 50% di 40 Acres mantiene ciò che funziona, ma forse basta così.
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Cinema: ★ ★ ★
Robert Kojder è membro della Chicago Film Critics Association, Critics Choice Association e Online Film Critics Society. È anche il redattore delle recensioni di Flickering Myth. Consultate qui per le nuove recensioni e seguite il mio BlueSky o Letterboxd.
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