Tesoro, non farlo! (2025) - Recensione del film
Honey Don’t!, 2025.
Diretto da Ethan Coen.
Con Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Chris Evans, Charlie Day, Lera Abova, Jacnier, Gabby Beans, Talia Ryder, Kristen Connolly, Josh Pafchek, Don Swayze, Lena Hall, Alexander Carstoiu, Kale Browne, Christian Antidormi, Billy Eichner, Kinna McInroe, Sean J. Dillingham, Jude Atencio, Sean Philip Glasgow, Donny Ness e Gloria Sandoval.
TRAMA:
Una commedia dark su Honey O’Donahue, un’investigatrice privata di una piccola città, che si immerge in una serie di strani decessi legati a una chiesa misteriosa.
C’è un breve momento in cui Honey Don’t! – la seconda collaborazione tra Ethan Coen, sua moglie Tricia Cooke, e la protagonista Margaret Qualley – sembra avere un punto o uno scopo nella sua storia, con dialoghi che mettono direttamente a confronto la natura sessualmente libera dell’investigatrice privata Honey O’Donohue (Qualley) e del viscide reverendo Drew Devlin (Chris Evans).
Entrambi cercano partner intimi nell’ambito del loro lavoro; tradizionalista sul lavoro ma non nei tempi moderni, Honey comincia una relazione sessuale curiosa con l’impiegata della stazione di polizia MG Falcone (Aubrey Plaza) e la tiene separata dalle sue indagini senza lasciare che le sue avventure sessuali compromettano le sue capacità. Nel frattempo, Drew usa la sua posizione di potere e distorce i precetti religiosi in un mantra manipolatorio per ottenere incontri altrettanto pervertiti con qualunque anima solitaria e vulnerabile in cerca di un nuovo luogo di appartenenza che trovi attraente. Questo si riduce a circa due minuti e una scena di qualcosa di interessante nella narrazione che, a differenza della loro prima collaborazione, Drive-Away Dolls, manca di grandi risate.
Honey Don’t! introduce un mistero con una misteriosa donna francese, Chere (Lera Abova), che fruga nel luogo di un fatale incidente automobilistico e rovista tra gli effetti personali della vittima, raccogliendo qualcosa per qualcuno. È un caso su cui Honey deve lavorare insieme al dipartimento di polizia, riportando solitamente a Marty Metakawitch (Charlie Day), un tipo innocuo e buffo che non riesce a trattenersi dal cercare ripetutamente di ottenere il suo numero, nonostante lei lo ricordi ripetutamente che preferisce le donne. Il fatto che uno degli unici buoni tormentoni ricorrenti in una commedia LGBTQ provenga da un uomo eterosessuale che praticamente la infastidisce per un appuntamento non è un buon segno; Charlie Day riesce a rendere divertente quasi qualsiasi cosa. Tuttavia, nessuno del talentuoso cast riesce a rendere il resto del film degno di nota.
Per essere franchi, ci sono troppe altre idee in gioco qui che non si inseriscono sempre nella narrazione e non ricevono abbastanza tempo per respirare o diventare qualcosa nell’arco di 88 minuti di durata. Circa dieci di quei minuti sono anche i titoli di testa (che richiedono un po’ di tempo per scorrrere, poiché sono fusi in un’elegante e elaborata scenografia di produzione che mostra numerose località di questa cittadina) e i titoli di coda. A un certo punto, il mistero centrale sembra praticamente abbandonato per un altro che riguarda la scomparsa della nipote problematica di Honey, Corinne (Talia Ryder), che frequenta un tizio MAGA fisicamente e psicologicamente violento.
Orbitano attorno a questi misteri anche personaggi coinvolti in traffici di droga finiti male, sottotrame che non hanno alcuno scopo e arrivano al punto di inserire gag cattive nelle morti di innocenti. Il film si disperde continuamente in troppe direzioni diverse, a tal punto che perfino la protagonista sembra un ripensamento ed è assente per lunghi periodi (se si considera quanto è breve il film). Honey è inoltre stata assunta dal signor Siegfried (Billy Eichner) per ottenere informazioni su prove visive che il suo partner la tradisce, cosa che lei non si sforza necessariamente di approfondire.
A parte qualche risata sporadica, uno dei pochi aspetti positivi è la chimica tra Margaret Qualley e Aubrey Plaza, ognuna delle quali ha un rapporto diverso con la propria classe sociale e identità sessuale. Tuttavia, anche questo conduce a sciocchezze che risultano solo moderatamente scioccanti per quanto poco senso abbiano. Considerando che tutte queste persone sembrano gusci di personaggi, ciò non dona alcuna emozione alla storia. L’intera narrazione è appesa a un filo: Honey Don’t! (vedi questo film).
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ / Movie: ★ ★
Robert Kojder
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