Recensione da Locarno: Two Seasons, Two Strangers, vincitore del Pardo d'Oro, è di una bellezza mozzafiato
Scrivendo di un altro grande film di Locarno pochi giorni fa, ho deplorato l'inclinazione dei critici a citare sempre Éric Rohmer e Hong Sangsoo. Resta comunque il fatto che sarebbe sbagliato non notare gli echi delle loro opere in Two Seasons, Two Strangers di Sho Miyake, straordinariamente bello, un film che questo weekend ha ricevuto il Pardo d'oro da una giuria guidata da Carlos Reygadas, superando opere più apertamente sfidanti di registi come Ben Rivers e Alexandre Koberidze. Come nell'impareggiabile Tale of Cinema di Hong, Miyake apre il suo ultimo film con un film nel film, concedendoci il piacere di un rapporto umano costruito prima di lasciarci nelle acque agitate di qualcosa di molto più reale. È un eccellente lavoro e, a mio avviso, meritevole del premio.
Two Seasons è il terzo di una splendida serie recente di Miyake, a cui si aggiungono Small, Slow But Steady (2022) e All The Long Nights (2024). In ciascuno ha mostrato una notevole capacità di mescolare livelli di cura e dettaglio da porcellana con storie di compassione umana relativamente disordinata — un mix cinematografico che non manca mai di deliziare. Nonostante abbia raccolto qualche premio per quei film, il suo lavoro opera su un registro così misurato che spesso mantiene registi del suo genere relativamente sotto il radar o, quantomeno, appena al di sotto del riconoscimento del grande pubblico. Vincere il Pardo potrebbe essere la spinta che lo porterà a uno status da autore e forse (riguardo a Locarno) alle gare più importanti, dove credo che appartenga.
«Scena 1, estate, mare». O così recita il testo di apertura scritto da Li (Shim Eun-kyung), una sceneggiatrice solitaria. Sta scrivendo il film in cui Miyake ci immerge immediatamente: un romantico vacanziero carico di desiderio, tipicamente rohmeriano, in cui giovani belli leggono romanzi tascabili sulla riva e l'unica cosa più blu delle onde che si infrangono è il turbamento delle loro emozioni. Il problema, naturalmente, è che la vita di Li non assomiglia affatto a questo, e quando Miyake finalmente passa a mostrarla verso il trentesimo minuto, sostituendo quegli azzurri con bruni più cupi, restiamo acutamente consapevoli che manca qualcosa. La vediamo subire la lieve ignominia di un Q&A in cui è il suo regista a parlare per lo più. Poi la vediamo partecipare al funerale del suo professore. Mossa da questi eventi e forse stanca di inventare le avventure di altri, decide di uscire e cercarne una sua.
Two Seasons è un adattamento di Mr. Ben and His Igloo, A View of the Seaside di Yoshiharu Tsuge, scrittore e artista definito il Robert Crumb giapponese — non ultimo per la sua produzione degli anni Sessanta, considerata tra le prime opere autobiografiche nel fumetto. Non posso dire di averle mai lette, ma un'occhiata superficiale basta a suggerire che Miyake non tenta tanto di ricreare lo stile visivo di Tsuge quanto il suo spirito. Eppure il livello di struggente perfezione nella costruzione delle immagini di Miyake, credo, giustifica i confronti con quella forma d'arte. Basta guardare il piano d'apertura di Tokyo qui, come gli edifici sembrano cadere l'uno sull'altro come una vignetta di Katsuhiro Otomo. E poi c'è il modo adorabile in cui gli occhiali di Li si appannano dopo un grosso sorso di ramen e il gioco di luci sulla parete della sua camera mentre un treno passa di notte — un momento così impregnato dei battiti lo-fi della radio hip hop che a malapena ti fermi a pensare quanto sarebbe difficile dormire lì.
Poi c'è l'altra notevole inquadratura sul treno in questo film, che passa dal nero assoluto al bianco abbagliante mentre la camera curva attraverso un tunnel oscurato per scoprire un mondo di neve immacolata. Questo è il paesaggio in cui Li viaggia nella sua missione secondaria, facendo amicizia a sorpresa con un ostinato locandiere, Benzo (Shinichi Tsutsumi), e persino aiutandolo a rubare un costoso pesce dallo stagno di koi della sua ex. Che un cambiamento tonale così radicale arrivi così tardi è senz'altro una scelta di Miyake: Two Seasons è il raro film che comincia con una chiarezza mondana (ricordate, «scena 1, estate, mare») e lavora a ritroso, lasciandovi con gli aspetti più intricati della vita. Lungo il percorso, Li si ricorda com'è divertirsi; il film segue fedelmente il suo esempio.
Two Seasons, Two Strangers ha debuttato al Festival del Cinema di Locarno 2025.
Recensione da Locarno: Two Seasons, Two Strangers, vincitore del Pardo d'Oro, è di una bellezza mozzafiato
Qualche giorno fa, scrivendo di un altro grande film di Locarno, mi sono lamentato dell'inclinazione della critica a tirare sempre in ballo Éric Rohmer e Hong Sangsoo. Tuttavia, sarebbe sbagliato non notare gli echi del loro lavoro in Two Seasons, Two Strangers di Sho Miyake, un film di una bellezza mozzafiato che è stato premiato con il Pardo d'oro da
