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Il libro dell'estate (2025) - Recensione del film
Il libro dell'estate, 2025.
Diretto da Charlie McDowell.
Con Glenn Close, Anders Danielsen Lie, Ingvar E. Sigurðsson, Pekka Strang, Sophia Heikkilä, Emily Matthews e Theo Zilliacus.
SINOSSI:
Segue la storia ispiratrice di una bambina e della sua nonna che trascorrono un'estate su una piccola isola disabitata nel Golfo di Finlandia.
Trasferendosi in una casa estiva su un'isola finlandese per cercare conforto dopo una tragica perdita, Il libro dell'estate di Charlie McDowell (basato su un romanzo di Tove Jansson e adattato da Robert Jones) è una storia senza tempo, non soltanto per i suoi temi efficaci seppur familiari, ma per l'ambientazione stessa, che sembra trascendere il tempo. Pur non essendoci tecnologia moderna visibile, non ci sono prove definitive che il film non sia ambientato in un mondo contemporaneo. È tanto isolato quanto i suoi personaggi, e i cineasti ne traggono una bellezza lirica, anche se il ritmo è qualcosa con cui si fatica per tutta la durata.
Le emozioni sono smorzate, il che va bene data la natura semplicistica della narrazione. Si tratta di un'opera d'atmosfera, prevalentemente incentrata su Sophia, otto anni (la debuttante Emily Matthews, del tutto credibile e capace di esprimere sentimenti complessi senza una nota stonata), naturalmente ancora devastata per la perdita della madre ma anche irritata dal padre assente e freddo (Anders Danielsen Lie, noto per ottime produzioni norvegesi come The Worst Person in the World) che si comporta così da quando la madre è morta. Secondo Sophia, lui ha smesso di amarla quando la madre è morta. Ovviamente non è vero; è depresso e non sa più come continuare a essere un padre, così si getta nel lavoro sperando che questa vacanza faccia qualcosa per dissipare quella nebbia oscura.
La nonna (Glenn Close, qui momentaneamente fuori dalla macchina Netflix che le ha riservato una triste serie di alcuni dei peggiori ruoli della sua carriera, e qui a ricordare quale opera solida, affidabile, minimalista e commovente sia ancora capace di offrire quando le viene dato il materiale giusto e lavora con registi acutamente osservatori) sa anche che il padre ha bisogno di tempo per guarire. Il dilemma è che la nonna sta morendo e può funzionare come figura genitoriale solo per un tempo limitato, il che significa che c'è solo un certo intervallo di tempo perché lui possa rimettersi in piedi e rimettere insieme i pezzi. Questa situazione pone Il libro dell'estate a un affascinante crocevia tra il racconto di formazione e quello sulla morte, con quest'ultimo che usa il tempo limitato che resta per trasmettere il più possibile a una bambina precoce.
Una buona parte di quelle esperienze di vita riguarda le Guide: quando il padre è al lavoro o turba Sophia per trascuratezza involontaria, lei e la nonna assorbono il paesaggio esplorando l'isola (magnificamente e serenamente presentata dal direttore della fotografia Sturla Brandth Grøvlen), studiando la natura e vivendo all'aria aperta. Sembra inoltre che la nonna abbia qualche problema di memoria degenerativa (più probabilmente una perdita di memoria naturale che qualcosa di gravemente debilitante come la demenza, in questo caso), poiché non riesce a ricordare certe sensazioni, come com'era dormire in una tenda. Presto, Sophia riesce a raccontare la sua versione di quell'esperienza in un momento caldo e intrigante, facendo emergere l'idea che giovani ed anziani imparino costantemente l'uno dall'altro in qualcosa di ciclico come il cerchio della vita, un concetto che appare intenzionale e pertinente, dato quanto sia curata la presentazione dell'ambiente.
Il libro dell'estate è guidato meno dalla trama e più dalla tenerezza e dall'esplorazione lenta. È a ritmo blando, con poche cose che accadono, a volte a scapito del film, ma quasi mai privo di bellezza in uno dei suoi fotogrammi. C'è qualcosa di calmante, quasi ipnotico, quando la macchina da presa è fissata a seguire i movimenti di questi personaggi attraverso ambienti che vanno dalle spiagge alle rocce, come se i personaggi e la natura fossero diventati uno. Non si può negare che la narrazione sia esile, ma le interpretazioni e i paesaggi sono sottilmente commoventi e maestosi.
Valutazione di Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★
Robert Kojder
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