Recensione del film – Blue Moon (2025)
Blue Moon, 2025.
Regia di Richard Linklater.
Con Ethan Hawke, Margaret Qualley, Bobby Cannavale, Andrew Scott, Jonah Lees, Simon Delaney, Cillian O’Sullivan, Patrick Kennedy, John Doran, Caitríona Ennis, Ian Dillon, Brian Briggs, Giles Surridge e Ray Weafer.
SINOSSI:
Racconta la storia delle lotte di Lorenz Hart con l’alcolismo e la salute mentale mentre cerca di salvare la faccia durante l’apertura di Oklahoma!.
Una pièce-like ambientata in un’unica location, una finestra di una sola notte su un autore di canzoni di Broadway diventato alcolista, Lorenz Hart a 42 anni (ex metà del duo Rodgers and Hart), che siede in un bar lamentandosi amaramente dei meriti di Oklahoma! la sera della prima mentre si prepara anche a leccare qualche retro per restare cordiale a un after-party, è senz’altro un’impresa esoterica. Tuttavia il regista Richard Linklater (lavorando su una sceneggiatura brillante, tagliente e densa di Robert Kaplow) trascende il limitato appeal che la sinossi di Blue Moon potrebbe suggerire, trasformandolo in uno sguardo misurato e corposo sulla gelosia e l’insicurezza che però non prende mai del tutto il sopravvento sulla razionalità della mente di Lorenz Hart.
Il film è un assalto rapido ai sensi e al cervello, ancorato da un lavoro straordinario di Ethan Hawke (reso molto più basso con trucchi fotografici di illusione ottica, e dotato di una parrucca impressionantemente brutta che meriterebbe qualche riconoscimento ai premi per quanto sia impossibile non distogliere lo sguardo), che perfeziona un mix di arguzia intelligente, illusioni romantiche, consapevolezza dei propri difetti, pensieri taglienti e opinioni sul teatro e l’arte, e vari tic e piccole scelte attoriali in ogni singola battuta, per non parlare delle scene. Non importa quale sia l’opinione che si ha sul teatro o sull’argomento prima di vedere Blue Moon; Ethan Hawke è così appariscente e ipnotico, con un profondo serbatoio di sfumature, che da solo rende avvincente una notte nella vita di Lorenz Hart prima della sua fine.
E non solo Richard Linklater, insieme al direttore della fotografia Shane F. Kelly, mantiene costantemente la macchina da presa in movimento intorno alla stanza, facendo sì che non sembri mai una pièce filmata con inquadrature statiche, ma diversi personaggi entrano e escono, tutti nel tentativo di fornire più contesto su ciò che Lorenz Hart stava attraversando mentalmente prima che l’alcolismo gli costasse la vita (ed è proprio così che il film inizia, per poi tornare indietro nel tempo).
Tra questi personaggi c’è un barista amichevole e privo di giudizio (Bobby Cannavale), l’ex partner nella scrittura Richard Rodgers (Andrew Scott) che ha seguito una strada professionale opportunistica che ha creato un solco tra i due, altri ospiti della festa che vanno dal sindaco ad altri ancora, e soprattutto un’infatuazione ventenne in Elizabeth Weiland (Margaret Qualley), una donna acuta che vede attraverso gli uomini che la circondano mentre sviluppa un legame con Lorenz. Gran parte dei dialoghi qui sembra inoltre basata su lettere reali tra i due.
Senza giri di parole, Lorenz è lì ad ingoiare il successo di Oklahoma! e per lo più resta amichevole con coloro dai quali si sente tradito perché crede che stanotte sarà la notte in cui lui ed Elizabeth dormiranno insieme. In una precedente vacanza si era presentata un’occasione, ma Elizabeth aveva ritenuto che non fosse il momento giusto. Considerando quanto Lorenz la adori ogni volta che parla di lei, c’è anche la possibilità che nella realtà si tratti di una dinamica a senso unico quando si parla d’amore; non si può fare a meno di sentire che qualcosa è destinato a fallire o a non andare come lui pensa, dato che parla di lei come se fosse il suo unico motivo di esistere ormai.
Ciò che segue in Blue Moon è una serie di conversazioni taglienti, con i personaggi che si rimproverano a vicenda e intaccano la chiarezza o una verità emotiva. Per quanto Lorenz a volte possa sembrare ignaro riguardo al suo rapporto con Elizabeth, è anche consapevole e brutalmente onesto sulla realtà di molti aspetti della sua vita e su quel poco che resta del suo futuro. Poiché è evidente che a Lorenz Hart non resta molto tempo, ciascuna di queste interazioni assume molteplici significati e ulteriori sfumature.
L’apprezzamento varierà in base all’affinità dello spettatore per il mondo del teatro o per Lorenz Hart; tuttavia è difficile non pensare che qualcuno possa restare contrariato dopo averci provato, anche se magari non riceverà l’intero impatto emotivo. In una carriera piena di interpretazioni notevoli, questa si distingue per Ethan Hawke.
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★
Robert Kojder
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