Recensione del BFI London Film Festival 2025 – The Choral
Il Coro, 2025.
Regia di Nicholas Hytner.
Con Ralph Fiennes, Roger Allam, Amara Okereke, Simon Russell Beale e Thomas Howes.
SINOSSI:
I membri maschi di una società corale si arruolano nella Prima Guerra Mondiale, così il esigente dottor Guthrie è costretto a reclutare degli adolescenti. Insieme sperimentano la gioia del canto mentre i giovani ragazzi affrontano la prospettiva della prossima coscrizione nell’esercito.
Il Coro è la quarta collaborazione cinematografica del regista Nicholas Hytner con il veterano drammaturgo e sceneggiatore Alan Bennett, dopo The Madness of King George, The History Boys e The Lady in the Van, tutti adattamenti delle opere teatrali di Bennett. Questo nuovo progetto, tuttavia, è un’opera completamente nuova scritta appositamente per il grande schermo, segnando la prima sceneggiatura originale di Bennett dopo decenni.
Ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, il film si concentra sulla società corale in difficoltà di un piccolo villaggio dello Yorkshire, priva di voci maschili perché molti locali sono stati chiamati a combattere. Ralph Fiennes interpreta il dottor Guthrie, un talentuoso direttore di coro chiamato ad aiutare i membri rimasti – insieme ad alcuni improbabili nuovi reclute – a prepararsi per la loro esibizione annuale.
In superficie, Il Coro è un tipico film britannico confortante, pensato per essere visto davanti a una tazza di tè in un pomeriggio di domenica con la famiglia, e per riscaldare l’anima con la sua orgogliosa celebrazione britannica di coraggio, resilienza e comunità in un periodo di tanta tristezza e paura.
Per la maggior parte, è proprio così, e non c’è nulla di male. C’è una certa snobberia intorno a film come questo, ma c’è posto per questo tipo di pellicole, e una ragione per cui funzionano. Una storia edificante non solo è piacevole da guardare, ma offre a un mondo sempre più negativo una dose necessaria di positività e gioia.
Ma Il Coro ha più da offrire di quanto appaia a prima vista. I momenti migliori del film provengono in realtà dai suoi istanti di riflessione silenziosa, che si tratti del soldato ferito Clyde che torna a casa per scoprire che la sua fidanzata Bella ha già voltato pagina, del pianista del coro Horner giudicato per aver cercato di arruolarsi come obiettore di coscienza, o di Guthrie che apprende della morte del suo amante tedesco proprio mentre il coro celebra l’affondamento della stessa nave su cui lui era di stanza.
Guthrie è una presenza controversa nel villaggio: un ateo che ha trascorso con orgoglio del tempo in Germania con alcuni dei più grandi musicisti d’Europa, il cui amore per le arti non conosce confini. Non nutre interesse per il patriottismo ostentato (divertentemente illustrato dalla sua reazione di alzare gli occhi al cielo durante l’esecuzione dell’inno nazionale da parte del coro) e la sua omosessualità è inoltre fortemente suggerita. Nonostante l’inevitabile britishness del film, non si giudicano le opinioni di Guthrie, ma le si comprende e si prova simpatia per lui. Ci viene presentata una visione del conflitto tutt’altro che in bianco e nero, anche tra gli abitanti dello stesso piccolo villaggio inglese.
Questo è un film non sulla guerra in sé, ma sulle persone rimaste a casa; coloro che sono stati lasciati indietro, costretti a fare il possibile per vivere normalmente e per non affrontare apertamente le proprie paure. I ragazzi adolescenti Lofty ed Ellis sono forse i personaggi più interessanti, che continuano a vivere le loro vite semplicemente aspettando di diventare adulti e di essere inviati in prima linea. Offrono molti momenti piacevoli, in particolare quando il giovane Lofty perde la verginità la notte prima di lasciare casa, in una scena tanto umoristica quanto commovente.
Con la sua estetica piuttosto semplice e la colonna sonora dimenticabile di George Fenton, Il Coro non è il film più cinematografico. Il cast corale compie gran parte del lavoro: un mix di talentuosi esordienti (Jacob Dudman è straordinario nel ruolo di Clyde) e professionisti esperti (Roger Allam, Mark Addy e Alun Armstrong potrebbero interpretare questi ruoli a occhi chiusi). Il ruolo di Guthrie non è il più impegnativo per Fiennes, ma la sua interpretazione misurata si adatta perfettamente al personaggio e aggiunge un gradito tocco di realtà a un cast pieno di eccentrici.
Il Coro non rompe nuovi confini. Forse non suscita le lacrime che intende, né la performance finale trionfante che chiaramente ambisce a raggiungere, ma è un film toccante, pieno di speranza e, a tratti, genuinamente divertente e godibile, sulla forza della comunità, della gentilezza e persino dell’arte stessa.
Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★ ★
Dan Barnes
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