Recensione del film – Rebuilding (2025)

Recensione del film – Rebuilding (2025)

      Rebuilding, 2025.

      Scritto e diretto da Max Walker-Silverman.

      Con Josh O’Connor, Lily LaTorre, Meghann Fahy, Kali Reis, Amy Madigan, Jefferson Mays, Nancy Morlan, Sam Engbring, Binky Griptite, Eli Malouff, Zeilyanna Martinez e Jules Reid.

      SINOSSI:

      Dopo che gli incendi hanno divorato il suo ranch, un cowboy di nome Dusty finisce in un campo FEMA, trovando comunità con altri che hanno perso la casa, inclusi sua figlia e la sua ex moglie.

      Questo potrebbe non sorprendere, ma il titolo Rebuilding ha più di un significato per lo sceneggiatore/regista Max Walker-Silverman. In senso letterale, parla di Dusty, allevatore dell’Oklahoma (Josh O’Connell, tranquillo, dimesso, vulnerabile, senza speranze e con la sensazione di essere un fallimento come compagno e padre) la cui terra è stata completamente bruciata da un incendio che ha devastato diversi appezzamenti.

      Temporaneamente, vive in un insediamento di case mobili della FEMA circondato da altri, con una differenza: loro hanno perso quasi tutto, mentre, essendo separato dalla sua ex moglie Ruby (Meghann Fahy), lui non ha perso tutti i suoi oggetti sentimentali e, naturalmente, ha ancora una figlia di nome Callie-Rose (Lily LaTorre, un’interpretazione impressionante per qualsiasi attore, e tanto più per una bambina). Anche la nonna della ragazza (interpretata da Amy Madigan in un ruolo similmente sfumato ed emotivamente toccante, pur cedendo alla familiarità) è presente nella sua vita. C’è una casa da ricostruire, ma anche legami importanti da ricucire mentre queste sfortunate circostanze riportano Dusty nel loro orbita.

      Tuttavia, Dusty ha in qualche modo perso ogni speranza e non è sicuro di voler vedere ancora sua figlia. Non ha terra né casa e potrebbe dover partire altrove per ricomporre i pezzi, lasciando Ruby e la sua nuova famiglia indietro. Sarebbe anche corretto dire che Callie-Rose ha bisogno di suo padre, ma che è curiosa, coglie le sue emozioni e vuole stare con lui nonostante lui si senta un fallimento. Visitando occasionalmente la casa mobile, Dusty e Callie-Rose si legano con gli abitanti del posto mentre lei svolge i compiti scolastici; non c’è Wi‑Fi, quindi lui deve accompagnarla nel parcheggio della biblioteca vicina per collegarsi a un hotspot Internet.

      Naturalmente, questo si trasforma anche in una storia commovente di comunità ritrovata, con serate intorno al fuoco in cui tutti (vale anche la pena di menzionare che tutti gli attori di supporto offrono interpretazioni riccamente autentiche che fanno pensare che non siano attori tradizionali ma persone reali che potrebbero aver vissuto questa situazione) a un certo punto si aprono su ciò che hanno sentito di più dopo le perdite causate dagli incendi. Dusty dice la sua e osserva con acume che questo lo porta a riflettere sulle cose, materiali o meno, che ha già dimenticato.

      È una di quelle battute che risuonano per tutto il film, mentre Dusty arriva a realizzazioni su ciò che conta veramente e su ciò che non si può mai perdere. Un progetto scolastico sull’albero genealogico aiuta in questo senso e crea un’altra scena toccante, anche se un po’ comoda. A parte il fatto che la banca non concederà a Dusty un prestito per un nuovo terreno e che gli abitanti non possono restare lì per sempre (dura circa 2 settimane ed è pensato per dare alle persone il tempo di capire i loro prossimi passi, il che non è affatto sufficiente e comporta altre complicazioni per gli anziani, risultando lievemente esasperante perché suggerisce che sono in difficoltà per non avere dimestichezza con la tecnologia moderna), qui non c’è molta conflittualità.

      Max Walker-Silverman opta per una narrazione di piccole vite quotidiane, dando priorità all’unità dopo i disastri naturali e non rinunciando mai alla famiglia o alle orgogliose responsabilità della genitorialità. Josh O’Connor continua a essere un attore straordinario nei ruoli tristi e sconfitti, questa volta gradualmente avvicinandosi alla luce e riabbracciando la paternità. Ogni personaggio dell’insediamento si presenta come una persona reale con un passato e una vita che meritano interesse. Rebuilding pone domande su cosa faccia una casa o una famiglia, ma è principalmente un film delicatamente commovente che enfatizza la riconnessione e l’andare avanti, trovando tutto dove sembra non esserci nulla.

      Valutazione Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★

      Robert Kojder

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