Recensione del film – Sisu: Road to Revenge (2025)

Recensione del film – Sisu: Road to Revenge (2025)

      Sisu: Road to Revenge, 2025.

      Scritto e diretto da Jalmari Helander.

      Con Jorma Tommila, Richard Brake e Stephen Lang.

      SINOSSI:

      Un uomo torna per smantellare la casa della sua famiglia, dove furono massacrati in guerra, per ricostruirla altrove. Quando l’assassino, un comandante dell’Armata Rossa, lo rintraccia, ha inizio una brutale caccia attraverso il paese.

      All’inizio di Sisu: Road to Revenge, l’umiliato ufficiale sovietico Igor Draganov (Stephen Lang) avverte il suo stuolo di scagnozzi generici che il protagonista titolare, l’ex comandante finlandese Aatami Korpi (Jorma Tommila), ancora una volta un tosto silenzioso, è un astuto [parolaccia]. Così è il film. Per il ritorno dello sceneggiatore/regista Jalmari Helander, questo appare sia come una dichiarazione d’intenti riguardo alla gloriosamente brutale e talvolta comica violenza in mostra sia come un punto d’ingresso per chiunque non abbia nemmeno sentito parlare della prima pellicola di questa serie (anch’essa un’esplosione realizzata con sicurezza che sa esattamente cosa vuole essere, anche se non trovò davvero un pubblico con la distribuzione di Lionsgate, il che non significa che il nuovo proprietario Screen Gems, una sussidiaria di Sony, stia facendo meglio).

      Il film comincia persino con la stessa citazione che spiega il significato finale di Sisu: in sostanza significa che questo lupo solitario brizzolato, muto e sorprendentemente pacato quando non è braccato può essere malmenato e torturato in modi inimmaginabili fino a un passo dalla morte, come un lottatore professionista scaraventato su puntine e attraverso tavoli in fiamme, non è mai fuori dal combattimento e risveglierà il suo spirito combattivo. Come nel primo film, questo a volte diventa un po’ eccessivo e assurdo, ma la pura ingegnosità dell’azione e la chiarezza nell’inquadratura (il direttore della fotografia Mika Orasmaa sa quando puntare un primo piano di Aatami nel camion e quando catturare l’inseguimento lateralmente in campo largo) e la natura propulsiva non compromettono troppo l’esperienza. Detto ciò, il film riesce a trovare tensione e urgenza anche con un protagonista che sembra sovrumano.

      Quanto alla trama, è altrettanto semplice da spiegare: con parti della Finlandia ora occupate dai sovietici, Aatami ha attraversato quel confine per smantellare la casa di generazioni e caricare tutta la legna sul suo mezzo da guerra simile a un camion che demolisce qualsiasi cosa sul suo percorso come se fosse un videogioco Twisted Metal, portandosi letteralmente dietro il suo passato e le sue origini per ricominciare la vita e ciò che resta della Finlandia. Considerato in certi ambienti uno spauracchio per aver massacrato diversi nazisti nel primo film, i sovietici hanno liberato Igor dall’incarcerazione per finire il lavoro che aveva iniziato, uccidere la famiglia di quest’uomo e dare origine a questa leggenda vivente che è, essenzialmente, un vecchio John Wick (porta persino il suo cane nel pericoloso viaggio). Il risultato è essenzialmente una fusione con elementi simili alla struttura di Mad Max: Fury Road.

      A volte un concetto è così forte che quasi nulla può impedirne il successo nell’esecuzione. Jalmari Helander mantiene l’azione ultraviolenta e votata alla vendetta, e non si frena nel saltare da un’ondata distinta di caos all’altra, di solito variando luogo e modalità con cui gli sgherri si lanciano contro Aatami. Anche ogni capitolo rappresenta questo, con uno incentrato su un gruppo di nemici su moto e un altro sugli sgherri che sganciano bombe dagli aerei. Quanto al finale, quella gioiosa carneficina avviene dentro e sopra un treno in movimento.

      Non sarebbe giusto etichettare il film come privo di contenuto, poiché l’interpretazione di Jorma Tommila, ricca di dolore interiorizzato e di un desiderio di pace e solitudine, offre espressioni sfumate che raccontano storie a non finire. Anche il concetto di essere cacciati dal proprio paese ma cercare di trascinare le parti di una casa generazionale ora in territorio nemico oltre il confine suscita riflessioni ed emozioni sulla storia familiare, su ciò che lasciamo alle spalle e sulla resilienza di aggrapparsi a ciò che è stato rubato.

      Per un film che consiste in circa 75 minuti in cui sgherri generici vengono fatti esplodere o colpiti in modo ingegnoso, contemporaneamente scioccante e esilarante, il prologo e l’epilogo (ciascuno di circa 3 minuti) sono moderatamente commoventi, cosa tutt’altro che scontata dato dove risiedono le priorità di Sisu: Road to Revenge. Quella strada è lastricata da una serie di uccisioni elaborate e da una distruzione sconsiderata immensamente divertente.

      Valutazione di Flickering Myth – Film: ★ ★ ★ / Movie: ★ ★ ★ ★

      Robert Kojder

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