
Diciannove Recensione: il primo film di Giovanni Tortorici è pieno di stile ma manca di sostanza
Luca Guadagnino, nel bene e nel male, è un arbitro––e un segno culturale––del gusto. Segui la sua guida e ti assicuri un viaggio sensuale, sebbene mai troppo profondo. Negli anni successivi a Chiamami col tuo nome, Guadagnino ha sostenuto voci emergenti i cui film sono anche esteticamente piacevoli e intellettualmente promettenti. C'è il regista italiano Ferdinando Cito Filomarino (Antonia, Beckett) e, più notevolmente, il regista georgiano Dea Kulumbegashvili (April). Lo scorso anno, Giovanni Tortorici, ex assistente regista di Guadagnino nella serie HBO We Are Who We Are, ha aggiunto il suo nome a questa lista quando Diciannove ha debuttato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, ricevendo bei consensi dai critici. Un film semi-autobiografico di formazione su un intellettuale omosessuale repressivo sotto il sole toscano? Considerami seduto.
Come Leonardo, il protagonista di 19 anni interpretato da Manfredi Marini, Diciannove è caratterizzato da una restless listlessness. Quando lo incontriamo per la prima volta a Palermo attorno al 2015, Leonardo sta preparando le sue cose per Londra, dove intende vivere con sua sorella Arianna (Vittoria Planeta) e studiare economia. Ma poche settimane dopo aver assaporato la vivace vita notturna della città e essersi sentito fuori luogo, si trasferisce a Siena, dove può passare le giornate rinchiuso in una stanza sgangherata a leggere le opere di Daniello Bartoli e a prepararsi per le discussioni con i suoi professori di letteratura. Nel corso di un anno assistiamo alla sua crescita, rafforzando le proprie idee sulla moralità e scontrandosi con i limiti del––pur acquisendo preziose intuizioni su––il mondo.
Ciò che è notevole in Diciannove, se non la sua sostanza poco originale, è uno stile unico. Con l’aiuto del direttore della fotografia Massimiliano Kuveiller e dello scorso anno suo editor di riferimento Marco Costa, Tortorici scandisce il film con una serie di gesti––sequenze improvvise di slow-motion, montaggi pseudo-surrealisti, zoom improvvisi, dissolvenze, frozen-frame e sequenze di animazione mal progettate. Spesso questi gesti cercano di rappresentare un cambio nel suo stato d'animo, come quando Leonardo esplora silenziosamente la propria sessualità. Che sia sul treno––quando attraverso il riflesso sul finestrino capisce che l’uomo di fronte si solleva da sé––oppure nella sua infatuazione e ossessione per un adolescente locale sotto età, la forma di Diciannove riflette il suo eccitamento e la sua emozione, sequenze infuse delle scelte musicali ispirate di David Tarantino.
Ma la differenza tra Tortorici e Guadagnino (o Xavier Dolan, Sofia Coppola e Wong Kar-wai prima di loro) è che i loro film restavano coinvolgenti anche al di fuori delle divagazioni fantastiche; avevano narrazioni solide con interessi che beneficiavano di queste amplificazioni estetiche intermittenti. Leonardo, intenzionalmente, si limita a vagare––feste, desideri, immersione nei propri testi––ma non suscita molto interesse o dramma. Diciannove mantiene un’atmosfera lethargica, estiva, mentre desidera una conseguenza. Naturalmente si ha la sensazione che ci siano fili narrativi nella nostra vita––es. il sangue dal naso di Leonardo––che non portano a nulla, e che questo sia, in effetti, parte dell’esperienza di averne diciannove. Ma Tortorici non va da nessuna parte con questa trovata, che è solo un contenitore di tempo per il periodo di crescita di quest’uomo egocentrico e antipatico, risultando in un ritratto stilizzato ma vuoto di narcisismo.
“Stai attento al fanatismo che può portare alla stupidaggine e alla falsificazione,” dice il filosofo italiano Sergio Benvenuto in un cameo alla fine del film. “Stai attento perché il tuo caso particolare non conta come caso universale… in breve, sei un povero disgraziato.” Leonardo abbassa lo sguardo in riflessione, sembrare assorbire la critica, ma dopo aver lasciato casa sua, vagando per le strade di notte con un sorriso beato sul volto, è evidente che non ha intenzione di cambiare. Benvenuto è un’altra figura di autorità contro cui ribellarsi.
Diciannove inizia nelle sale venerdì 25 luglio.
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