10 grandi film in stile The Twilight Zone per la tua lista da vedere

10 grandi film in stile The Twilight Zone per la tua lista da vedere

      Casey Chong presenta una selezione di film in stile Ai confini della realtà per la tua lista da guardare…

      Ai confini della realtà è nato come una serie antologica televisiva andata originariamente in onda dal 1959 al 1964, prima di evolversi in ulteriori serie (1985, 2002 e 2019), drammi radiofonici, fumetti e romanzi grafici e, naturalmente, nel film del 1983 Twilight Zone: The Movie. Creata da Rod Serling, la duratura popolarità di Ai confini della realtà deriva dalle sue storie immaginative e spesso stimolanti, che abbracciano vari generi. Sebbene esistano moltissimi film influenzati, direttamente o indirettamente, da Ai confini della realtà, abbiamo ristretto la scelta a dieci grandi pellicole che richiamano la serie classica. Accendete la musica iconica di Ai confini della realtà…

      Mulholland Drive (2001)

      Il capolavoro di David Lynch incarna tutto ciò che definisce lo stile cinematografico unico del regista. È come un viaggio surrealista a Los Angeles avvolto nella logica onirica tipica di Lynch. Ecco cosa bisogna sapere della storia: una donna amnesica interpretata da Laura Elena Harring ha un incidente su Mulholland Drive prima di cercare rifugio in un appartamento. Quell’appartamento è poi occupato da Betty Elms (Naomi Watts), un’aspirante attrice che arriva a L.A. sperando in una grande occasione. Si incontrano e, da lì, Lynch ribalta la sua storia esplorando temi come la crisi d’identità, la dualità, realtà vs. fantasia e il lato oscuro dell’industria dell’intrattenimento, cioè il cosiddetto sogno di Hollywood.

      Mulholland Drive è notevole per la performance che ha lanciato Naomi Watts, mentre la narrazione enigmatica di Lynch, simile a una scatola puzzle, è una miscela coinvolgente di cinema surrealista, thriller psicologico e neo-noir con un tocco di horror e melodramma.

      Vedi anche: David Lynch: il grande enigma del cinema americano

      10 Cloverfield Lane (2016)

      Nonostante la parola “Cloverfield” nel titolo, questo film è lontano dal tipico sequel diretto che ci si potrebbe aspettare rispetto all’originale del 2008. Piuttosto, è più un successore spirituale: un dramma in scala ridotta ambientato in uno spazio chiuso che fonde thriller psicologico e mistero con elementi di sci-fi horror. Il regista esordiente Dan Trachtenberg abbandona l’estetica found-footage del primo film a favore di uno stile di ripresa più classico e di un uso della macchina da presa mirato a massimizzare la tensione claustrofobica e un senso di minaccia.

      La storia si svolge prevalentemente nei confini di un bunker sotterraneo: Michelle (Mary Elizabeth Winstead), vittima di un incidente d’auto, si ritrova intrappolata con una delle gambe incatenata a una parete. Un uomo di mezza età di nome Howard (John Goodman), che la soccorre, afferma che fuori non è sicuro a causa di un misterioso attacco chimico. La domanda cruciale è: Howard sta dicendo la verità sull’attacco chimico che ha reso l’aria completamente pericolosa? 10 Cloverfield Lane è un’esperienza cinematografica intrigante, grazie alla sicura regia di Trachtenberg e a un cast di alto livello che comprende Mary Elizabeth Winstead e l’esplosivo John Goodman.

      Shutter Island (2010)

      Martin Scorsese ritorna in territori simili a Cape Fear, seppur con un thriller psicologico più contorto impregnato di tropi neo-noir in Shutter Island. Tratto dall’omonimo romanzo del 2003 di Dennis Lehane, il film vede protagonisti Leonardo DiCaprio e Mark Ruffalo nei panni di due marshal statunitensi incaricati di indagare su una paziente scomparsa nell’isola omonima che ospita un manicomio.

      Il film si concentra principalmente sul personaggio di DiCaprio e su come il suo passato torbido consumi gradualmente la sua sanità mentale, svelandosi in modo deliberato. Scorsese esplora in profondità l’aspetto psicologico del film mantenendo un senso di disagio e paranoica angoscia, grazie alla cinematografia atmosferica di Robert Richardson e alla colonna sonora evocativa carica di archi di Robbie Robertson. DiCaprio dà tutto in Shutter Island, e il film culmina in un colpo di scena scioccante.

      The Game (1997)

      Tra Se7en e Fight Club, David Fincher ha diretto questo sottovalutato thriller psicologico, con una trama su un banchiere arrogante e ricco (Nick Van Orton interpretato da Michael Douglas) che riceve un regalo di compleanno insolito da suo fratello Conrad (Sean Penn). Il dono è un voucher di intrattenimento fornito dalla Consumer Recreation Services (CRS). Il “gioco” ha inizio quando Nick decide di visitare la compagnia ma, in qualche modo, non supera i test richiesti, per poi trovare quella sera un pagliaccio di legno lasciato fuori dalla sua casa. Ciò che segue è una serie di esperienze al limite della morte durante le quali affronta ogni genere di problemi.

      The Game va visto a patto di riuscire a sospendere l’incredulità, in particolare rispetto alla struttura fondamentale dell’elaborato “gioco” orchestrato dalla CRS. Aiuta il fatto che la regia avvincente di Fincher, che esplora la linea sfumata tra realtà e finzione, unita alla performance stellare di Douglas, mantengano il film coinvolgente dall’inizio fino al colpo di scena finale.

      Vedi anche: I “peggiori” invidiabili film di David Fincher

      The Village (2004)

      Il thriller in costume di M. Night Shyamalan, The Village, può essere stato un enorme successo al botteghino, con oltre 250 milioni di dollari incassati nel mondo, ma è stato in gran parte visto come un’opera divisiva, in particolare per il controverso colpo di scena finale del regista. Alcuni lo considerano una scorciatoia narrativa, altri applaudono la sua audace rivelazione a sorpresa.

      In ogni caso, The Village offre una storia intrigante ambientata nella Pennsylvania del XIX secolo, dove creature misteriose si nascondono nelle profondità del bosco. Un senso di terrore domina il film mentre gli abitanti continuano a vivere nella paura e nell’ansia fino al giorno in cui Ivy Walker (cieca, interpretata da Bryce Dallas Howard) decide di farsi coraggio e attraversare i boschi proibiti per recuperare le medicine per il suo innamorato ferito, Lucius (Joaquin Phoenix). Shyamalan ottiene grandi interpretazioni dal suo stellare cast e riesce anche a evocare tensione atmosferica grazie alla fotografia dal sapore gotico di Roger Deakins e alla colonna sonora inquietante di James Newton Howard.

      The Truman Show (1998)

      Partendo dalla sceneggiatura affascinante di Andrew Niccol, Peter Weir esplora l’allora nuovo tema della realtà televisiva in The Truman Show: Truman Burbank (Jim Carrey) ignora che tutta la sua vita viene trasmessa in diretta 24 ore su 24. Weir miscela efficacemente dramma e commedia con sfumature psicologiche, incorporando temi provocatori come la realtà costruita, la manipolazione, la privacy e la libertà.

      Il film contiene una delle migliori interpretazioni di Jim Carrey, diversa dai ruoli in cui il pubblico era abituato a vederlo con la sua ampia comicità facciale in pellicole come Ace Ventura e The Mask. Il suo significativo allontanamento dalla zona di comfort dimostra che Carrey ha la versatilità di un attore capace anche di affrontare ruoli drammatici. Nonostante il successo finanziario e critico del film, l’Academy in qualche modo gli negò una nomination all’Oscar come Miglior Attore, che molti ritenevano meritata.

      After Hours (1985)

      Immagina di ritrovarti intrappolato in un luogo dal quale fatichi a uscire, per poi incontrare ancora più problemi. After Hours è un film del genere ed è tra i titoli più strani di Martin Scorsese, una rara deviazione dall’autore noto principalmente per i suoi racconti di crimine violento. Eppure, in questo caso Scorsese sembra un esperto che si avventura in un mix di commedia nera e tropi neo-noir, introducendo il personaggio di Paul Hackett (Griffin Dunne). È un impiegato insoddisfatto di un lavoro monotono finché non sembra avere fortuna con un’affascinante sconosciuta (Rosanna Arquette) in un caffè. Doveva essere la notte migliore della sua vita quando accetta di incontrarla a Soho, per poi finire in una serie di sfortunate e bizzarre disavventure.

      La performance senza riserve di Dunne resta la sua migliore interpretazione e gli valse una meritatissima nomination al Golden Globe come Miglior Attore nella categoria Commedia o Musical. Scorsese si diverte trasformando After Hours in un’esplorazione surrealista della paranoia e dell’incubo yuppie in un mondo “estraneo” che perseguita la vita di Paul, che cerca di sopravvivere alla prova.

      Memento (2001)

      Il secondo film da regista di Christopher Nolan segna l’approccio unico del cineasta nel raccontare la storia di un uomo (Leonard Shelby, interpretato da Guy Pearce) affetto da perdita della memoria a breve termine. Questo gli impedisce di formare nuovi ricordi, costringendolo a improvvisare tramite Polaroid, appunti scritti e perfino tatuaggi. La sua missione? Trovare la persona responsabile dell’omicidio di sua moglie.

      Nolan incorpora una struttura non lineare, una narrazione in ordine cronologico inverso e alterna l’uso del colore e del bianco e nero per rappresentare la memoria disconnessa di Leonard. L’interpretazione intensa di Pearce è indimenticabile, mentre l’aspetto neo-noir del mistero è brillantemente costruito come un pezzo di puzzle. Memento è uno dei migliori film di Christopher Nolan, che poi avrebbe proseguito dirigendo produzioni con cast sempre più stellari nella sua filmografia successiva.

      Triangle (2009)

      Il concetto altrimenti familiare del loop temporale prende una piega brutalmente sinistra in Triangle: la povera Jess (Melissa George, in una performance tutt’altro che scontata), insieme al suo gruppo di amici, cerca di ritrovare la via d’uscita da un transatlantico in apparenza deserto dopo che il loro yacht è affondato. Tuttavia, si ritrovano intrappolati in una spirale apparentemente infinita di déjà vu, di nuovo e di nuovo, fino all’assuefazione.

      Immagina Triangle come una versione horror psicologica di Ricomincio da capo (Groundhog Day) e avrai l’idea di come funzioni la storia. Lo sceneggiatore-regista Christopher Smith, autore in precedenza di Creep e Severance, abbraccia tutto ciò che è surreale e la realtà distorta che circonda la sua trama concettuale. Il film esplora anche la natura ricorrente della vita e della morte insieme ad altri temi legati all’identità, al trauma e al superamento del peccato.

      Final Destination (2000)

      Il noto adagio “non puoi sfuggire alla morte” viene eseguito sia letteralmente sia figurativamente in Final Destination, che segna l’esordio alla regia per lungometraggi del veterano della serie X-Files, James Wong. Il film parte con un’apertura che cattura l’attenzione: un volo Boeing 747 da JFK a Parigi si trasforma in disastro dopo che lo studente delle superiori Alex Browning (Devon Sawa) ha una premonizione che l’aereo esploderà in volo uccidendo tutti a bordo.

      Così, Alex riesce a “barare” sulla morte insieme ad alcuni amici scendendo dall’aereo, ma il volo esplode comunque come previsto, portando i sopravvissuti a sperimentare le rispettive morti prima o poi. Questo permette a Wong di mettere in scena alcune uccisioni macabre in stile Rube Goldberg e scene di morte che coinvolgono principalmente oggetti di uso quotidiano. Final Destination divenne un successo al botteghino e ha poi generato una saga cinematografica con vari gradi di successo, incluso il recente sequel eredità del 2025.

      Quali sono i vostri film in stile Ai confini della realtà preferiti? Avete qualche consiglio da aggiungere alla nostra lista? Fatecelo sapere sui nostri canali social @FlickeringMyth…

      Casey Chong

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