Recensione TIFF: Exit 8 è un adattamento di un videogioco fortemente allegorico.

Recensione TIFF: Exit 8 è un adattamento di un videogioco fortemente allegorico.

      Trasporre un videogioco come l'hit indie-horror del 2023 The Exit 8 comporta una sfida. A differenza di altre trasposizioni, non c'è una vera trama o storia con cui lavorare — solo un’idea ad alto concetto. Simulatore in prima persona, The Exit 8 ti colloca in un passaggio sotterraneo che si ripete su sé stesso, iniziando dall'Exit 0. Mentre percorri ogni iterazione degli stessi corridoi, devi seguire due regole: 1) se tutto sembra normale, continua a camminare; 2) se noti delle “anomalie”, torna indietro immediatamente. Se scegli correttamente, il numero della tua uscita aumenta quando il loop si resetta. Ma se prendi la direzione sbagliata, ricominci dall'Exit 0. L'unica via d'uscita è raggiungere l'ottava uscita — altrimenti rimani intrappolato per sempre.

      La semplicità del gameplay e l'uso del trendy sottogenere dell'horror liminale hanno reso The Exit 8 un successo virale — attualmente il gioco ha venduto oltre 1,5 milioni di copie — che ha ricevuto anche un impulso in popolarità dai streamer i cui video hanno accumulato milioni di visualizzazioni. Ma come si realizza un film di lunga durata a partire da un gioco che può essere completato in pochi minuti? Per il regista e co-sceneggiatore Genki Kawamura, la risposta è affidarsi al metodo collaudato dell'horror di puntare sull'allegoria, trasformando il presupposto di Exit 8 in una rappresentazione di come le routine possano intrappolarci in cicli di comportamenti dannosi. Il protagonista del film è The Lost Man (Kazunari Ninomiya), che vediamo nel suo tragitto quotidiano nella metropolitana di Tokyo. Mentre si fa strada nel labirintico sistema di tunnel pedonali, riceve una telefonata dalla sua recente ex che gli dice di essere incinta, e lui deve dirle se vuole che tenga il bambino.

      Paralizzato dall'indecisione, la chiamata cade prima che possa rispondere, e presto nota che il percorso che sta seguendo si ripete fino al dettaglio dell'uomo d'affari muto (Yamato Kochi) che passa ogni volta che svolta lo stesso angolo. Queste sezioni iniziali si avvicinano di più a replicare il gioco, con Kawamura e il direttore della fotografia Keisuke Imamura che usano lunghe inquadrature Steadicam e tagli invisibili per invitare gli spettatori a individuare le anomalie. Il fatto che gran parte del primo atto riesca a restare coinvolgente con dialoghi minimi e un'ambientazione semplice e ripetitiva dimostra la forza del concetto del gioco: la sola idea di essere catapultati in una dimensione alternativa inquietante può mantenere una tensione sottile tutta sua.

      La storia di The Lost Man deve però cambiare a un certo punto, e il modo in cui Exit 8 sviluppa il materiale di partenza è un mix di pregi e difetti. Una parte del film si stacca da lui per concentrarsi sul background dell'uomo d'affari che cammina, in una sequenza intelligente e sorprendente che approfondisce il mistero delle uscite ricorrenti. Il film introduce anche un ragazzino che The Lost Man porta con sé mentre cerca di trovare l'uscita, e questo nuovo personaggio riporta la crisi del protagonista riguardo alla paternità in primo piano in modo deludente e fin troppo ovvio.

      Forse un arco del personaggio o una rappresentazione tematica meglio eseguiti avrebbero potuto concedere a Exit 8 una conclusione più soddisfacente. I tentativi di Kawamura di imprimere la propria cifra all'adattamento sono troppo letterali e generici per incastrarsi con l'intrigo del concetto; l'uso del "Boléro" di Ravel è solo un esempio. The Lost Man si registra a malapena come personaggio, e la sua ansia e colpa per l'incapacità di assumersi responsabilità nella sua vita risultano molto meno interessanti da esplorare rispetto all'ambientazione da cui sta cercando di fuggire. È una trama di maniera pensata per trasformare The Exit 8 in questo formato, che a sua volta mette in evidenza i limiti del film rispetto al gioco. La mancanza di narrativa in The Exit 8 permette di viverlo e interpretarlo in qualsiasi modo il giocatore desideri; Exit 8 usa la narrazione per legarsi a un unico arco di personaggio e a un'interpretazione principale che rinchiudono tutto in uno schema.

      È una leggera delusione, dato che Exit 8 può risultare un po' troppo sottotono rispetto al potenziale del suo presupposto. I fan del gioco dovrebbero restare soddisfatti della riverenza di Kawamura nei confronti del materiale originale, con la scenografia che ricrea perfettamente l'ambiente di gioco insieme a diverse anomalie (purtroppo, alcuni degli incontri più memorabili del gioco non vengono riprodotti qui). È un adattamento che espande e riduce il materiale di partenza in modi diversi — alcuni riusciti, altri meno — e un discreto esempio di horror psicologico che comprende i punti di forza da cui parte, anche se ha poco interesse a cercare di rafforzarli.

      Exit 8, presentato al TIFF, sarà distribuito da NEON nel 2026.

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Adattare un videogioco come The Exit 8, il successo indie-horror del 2023, comporta una sfida. A differenza di altre trasposizioni, questo non ha una vera trama o una storia con cui lavorare — solo un'idea ad alto concetto. Un simulatore in prima persona basato sul camminare, The Exit 8 ti pone in un passaggio sotterraneo che si richiude su se stesso, a partire dall'uscita 0. Mentre cammini