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Recensione del film – Play Dirty (2025)
Play Dirty, 2025.
Diretto da Shane Black.
Con Mark Wahlberg, LaKeith Stanfield, Rosa Salazar, Keegan-Michael Key, Chukwudi Iwuji, Nat Wolff, Thomas Jane, Tony Shalhoub, Gretchen Mol, Hemky Madera, Alejandro Edda, Dermot Mulroney, Yvonne Zima, Nicole da Silva, Saskia Archer, Claire Lovering, Chai Hansen e Sebastian Carr.
SINOSSI:
Il ladro esperto Parker ha l'opportunità di mettere a segno un grande colpo, ma per riuscirci lui e la sua squadra devono avere la meglio su un dittatore sudamericano, sulla mafia di New York e sull'uomo più ricco del mondo.
I primi 30 minuti di Play Dirty, co-sceneggiato e diretto da Shane Black, avrebbero potuto costituire la base per un intero film. Considerando quanto poco conosciamo questi personaggi nel corso di oltre due ore (circa la metà di loro viene uccisa appena viene introdotta) e che il conflitto narrativo più importante viene inspiegabilmente accantonato per essere risolto in modo grossolano negli ultimi cinque minuti, forse quei 30 minuti avrebbero dovuto essere allungati fino a un lungometraggio per fornire un'introduzione al personaggio di Parker, ladro professionista (interpretato da Mark Wahlberg), e una finestra sul mondo dei libri da cui è tratta questa trasposizione.
È anche possibile che l'intero Play Dirty sia basato su un unico romanzo. Se così fosse, è come essere lasciati a metà di una serie e avere difficoltà ad agganciarsi a qualsiasi cosa. Si dice che ci sia una regola non scritta per questi film pensati per lo streaming: devono iniziare con un botto per catturare immediatamente l'attenzione dello spettatore. Qui Shane Black porta questa idea all'estremo, con un intero film di colpi di scena e morti in apertura. Forse è un tentativo di fare qualcosa di fresco nel sottogenere delle rapine in stile crime caper, ma nella maggior parte dei casi risulta un caos forzato.
In realtà da quel caos emerge un incipit. L'ultimo incarico di Parker (nonostante alcune interferenze inattese e inseguimenti automobilistici improvvisati su un ippodromo, quest'ultimo una trovata geniale per una scena d'azione purtroppo rovinata dalla CGI) è un successo, e tutta la sua squadra sta per tornare a casa con una bella fetta del bottino. Finché Zen, interpretata da Rosa Salazar, non tradisce la squadra e ruba i soldi, uccidendo nel processo il migliore amico di Parker (un Thomas Jane sprecato). Parker parla con la moglie in lutto e accetta di vendicarlo.
Nel dare la caccia a Zen (ogni singolo personaggio è qui facile da localizzare, rendendo la storia intollerabilmente artefatta e comoda), Parker viene a sapere di una rapina ancora più grande che lei ha in programma. È molto più grande di entrambi, con l'intento di restituire ricchezze al suo ignoto paese d'origine sudamericano, governato da un leader corrotto pronto a mettere a segno il furto di un tesoro recentemente scoperto naufragato, arricchendosi nel processo. Lei pianifica di rubarlo dopo che un altro gruppo lo farà (una mafia soprannominata The Outfit, guidata da un personaggio interpretato da Tony Shalhoub, che ha un passato con Parker) e trascina Parker nella missione. A questo punto lui lo fa o per i soldi o per avvicinarsi al suo nemico ed esigere vendetta dopo (o forse entrambe le cose), ma qualunque conflitto o motivazione complessa il personaggio possa avere non è evidente né nella recitazione né nella trama. Il film si trasforma in un colpo articolato in più fasi che sembra non finire mai, continuando a introdurre personaggi e caos.
La delusione maggiore può essere che, per un film di Shane Black (qui co-sceneggiato con Charles Mondry e Anthony Bagarozzi), non c'è molta personalità nei personaggi, nella scrittura o nell'umorismo. L'unica eccezione è Grofield (LaKeith Stanfield), uno sperimentatore teatrale in difficoltà che entra a far parte della nuova squadra di Parker. La sua funzione di sollievo comico (come quando si immerge in ruoli diversi in modo forse eccessivamente intenso durante il colpo) funziona, e in generale sembra meno il cliché ambulante rispetto agli altri. Perfino Parker e Zen sono ridotti a persone che rubano per motivi diversi, con uno presentato come più nobile dell'altro. Il concetto centrale del film, ladri che derubano altri ladri, appare sia abbozzato sia usato principalmente per battute facili anziché come base per un vero e proprio crime caper originale.
Se c'è un aspetto positivo in tutto ciò, è che Play Dirty è così pieno di azione che la durata scorre via veloce, anche se l'azione non è sempre particolarmente impressionante (la CGI dozzinale la rovina spesso). Tuttavia c'è una scena davvero avvincente che coinvolge la manipolazione della velocità di un treno e dei suoi sistemi di sicurezza in modo che deragli intenzionalmente mentre trasporta il carico rubato; è eccitante e coinvolgente, mentre molte delle altre sequenze mancano di quel senso di struttura accurata e di quei momenti in cui sembra che il colpo possa fallire. A parte questo, tutto il resto viene troppo facilmente a questi personaggi; c'è sempre qualcuno dietro l'angolo che sa chi devono trovare e esattamente dove possono vederli.
Tutto questo non vuole essere una condanna troppo severa nei confronti di Play Dirty, dato che è ancora un lieve piacere vedere Shane Black tornare nel suo elemento (il film è addirittura ambientato a Natale), ma tra alcuni piaceri scanzonati, goffi e pieni d'azione si intravede un regista che non è più al massimo della forma. È un film che ignora il conflitto centrale per due ore e si aspetta che qualcuno si interessi alla sua infelice risoluzione.
Flickering Myth – Voto: Film: ★ ★ / Movie: ★ ★
Robert Kojder
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